lunedì 3 agosto 2009

Gli affascinanti mondi di Castellammare del Golfo

Da diversi miei articoli pubblicati tra luglio e agosto 2007 sul Giornale di Sicilia per le edizioni di "Speciale Estate a Castellammare 2007" (gli asterischi indicano gli aggiornamenti odierni)

AL CASTELLO SI RECUPERA LA "MEMORIA DEL MEDITERRANEO" - “La memoria del Mediterraneo” è custodita all’interno del castello arabo-normanno, che è il più autentico e storico biglietto da visita di Castellammare. Il maniero, infatti, è oggi un polo museale realizzato negli ultimi anni dall’amministrazione e patrimonio di tutti, che si propone come strumento per instaurare una continuità tra passato e presente. Nelle sale del castello è possibile innanzitutto visitare il Museo dell’acqua e dei mulini, frutto di un progetto europeo sviluppato con lo scopo di mettere in evidenza la stretta relazione tra uomo e macchina. In esposizione differenti attrezzi utilizzati in agricoltura: testimonianze delle tecniche agricole e dei modi di vivere antichi del territorio. Tale museo è collegato a quello delle attività produttive (Fondazione “Annalisa Buccellato”), in cui sono conservati oggetti di uso quotidiano degli artigiani di un tempo di un tempo, con gli utensili necessari alla coltivazione dei campi. Nel Museo archeologico sono esposti ceppi d’ancora e le anfore da trasporto risalenti al periodo romano: Castellammare fu infatti l’emporio segestano di cui hanno parlato grandi storici del passato (Tucidide, Stradone, Cluverio). Le tradizioni legate alla pesca rivivono invece nel Museo delle attività marinare (*oggi in via Mascagni): in bella mostra una collezione di attrezzi per la pesca del tonno e strumenti per la navigazione nelle acque del Golfo, dove flotte commerciali e branchi di tonni, in epoche remote, rappresentarono per tanto tempo lo strumento per far fiorire Scopello con la sua antica tonnara. Pannelli illustrativi con foto, materiale multimediale, disegni, mappe e relazioni illustrano ai visitatori il significato di tutto ciò che si presenta dinanzi a loro nel museo. Il polo museale è arricchito da un’attrezzata sala conferenze dedicata alla memoria storica, la sala dedicata ai beni culturali e paesaggistici della città e del suo territorio e due sale dedicate agli eventi culturali e di spettacolo di maggiore rilievo, ovvero la sacra rappresentazione “Nostra Principalissima Patrona” e “Castellammare sul set”: film, fiction, spot pubblicitari e reality girati a Castellammare. Il castello, inoltre, offre un’affascinante panoramica della marina e del golfo.
LIDI E LOCALI PER TIPI DA SPIAGGIA - La spiaggia di Castellammare, detta anche Plaja, è da diversi anni attrezzata con lidi, oltre che ricca di ristoranti, pizzerie, bar. Gli imprenditori locali sanno ormai che la finissima sabbia del lungomare castellammarese è un’ottima risorsa per il turismo. Del resto, proprio in quella zona, le correnti marine favoriscono la frequente possibilità di fare il bagno in acque pulite: anche per questo motivo, da decenni, l’arenile è preso d’assalto, anche da qualche turista estero. Intanto, per chi vi arriva in automobile, si aprono le porte dei parcheggi a pagamento. Chi trova spazio tra le strisce blu, ha giusto il tempo di comprare, nel più vicino bar o tabaccheria che sia, il ticket (o la risma di ticket) da apporre sul rovente cruscotto. Vigili urbani e ausiliari del traffico sono sempre in agguato, per scongiurare il caos di macchine.
VIAGGIO IN UN MONDO SOMMERSO - Mute subacquee, maschere, bombole d’ossigeno: il minimo occorrente, per scoprire i segreti del mondo sommerso tra Castellammare e San Vito Lo Capo. Ma bisogna saperci fare, perché con la pressione, sott’acqua, non si scherza. Fauna e flora marine convivono, in questo mondo tutto da esplorare. Anemoni, spugne, madrepore popolano questi fondali, colorandoli assieme a colonie di astroides, gorgonie e spirografi. Di sicuro, tra i punti più visitati dai sommozzatori c’è la Grotta della Ficarella, ricca di stalattiti e incrostazioni calcaree pressoché uniche e molto interessanti dal punto di vista scientifico: al suo interno, una sorgiva di acqua dolce crea un effetto ottico particolare miscelandosi con l’acqua salata e genera una bolla d’aria oltre il livello del mare. Un altro luogo che si segnala per la sua ricchezza faunistica è Punta Leone. Lì si arriva a quota 30 metri di profondità. Poi, la Parete dell’Impisu, il Canyon e il Museo sommerso con diverse tipologie di manufatti e anfore.
E per chi è alla ricerca di avventure in stile “Recuperate il Titanic”, ecco presentarsi nelle acque al largo di Scopello e di San Vito due relitti. Il primo è quello del Capua, una nave armata naufragata nel corso della seconda guerra mondiale. Il Capua giace a poche centinaia di metri dalla costa, al largo di Mazzo di Sciacca, in buono stato di conservazione e adagiato su un fondale di circa 40 metri, come se fosse in assetto di navigazione. Si tratta di una nave mercantile che affondò nel 1943, a causa di un incendio a bordo mentre era diretta a Tripoli trasportando un carico di armi destinato alle truppe italiane in Africa (l’equipaggio riuscì a salvarsi). Il secondo relitto è quello del Kent, noto anche con il nome di “nave dei corani” in quanto trasportava nelle stive, oltre a migliaia di chili di sigarette, polietilene e zampironi, migliaia di copie del Corano. Il Kent, un cargo di nazionalità turca, si inabissò anch’esso a causa di un incendio nel 1978 nei pressi di San Vito Lo Capo (salvo, pure in questo caso, l’equipaggio) e, come il Capua, giace in buone condizioni, su un fondale sabbioso di 50 metri tra aragoste, polpi, murene, saraghi, cernie e corvine che ormai ne hanno preso il possesso (*vedi anche il post pubblicato l'8 luglio 2009, relativo al rinvenimento di un altro relitto tra Castellammare e la foce del fiume San Bartolomeo). Da tanto tempo, il WWF insiste per rendere le acque dello Zingaro una riserva marina.
GUIDALOCA, MERAVIGLIE A UN PASSO DA SCOPELLO - Ad un tratto, lungo la strada che da Castellammare conduce a Scopello, si impone allo sguardo del viaggiatore la splendida baia di Guidaloca, con la sua spiaggia bianca di ciottoli incorniciata da una cilindrica torre di avvistamento saracena e da due brevi promontori. Se ci si trova a bordo di un mezzo galleggiante sul mare, procedendo da Castellammare verso i faraglioni, la baia si apre, con la sua schiera multicolore di ombrelloni e di bagnanti, subito dopo Cala Rossa e Cala Bianca. Ovviamente, con la barca o yacht che sia, bisogna mantenersi al largo per raggiungere a nuoto la spiaggia. Se si è sulla terraferma, in auto o in moto, ampi parcheggi realizzati nel verde invogliano a fermarsi e a passeggiare sui ciottoli, meglio se con scarpe o ciabatte. Il mare è a due passi dalla strada. Il paesaggio, con le sue forme e con i suoi giochi di colori, mozza il fiato. Guidaloca è una tranquilla località di villeggiatura. Negli ultimi anni, vi sono sorti alcuni lidi. Anche a Guidaloca, dunque, vari imprenditori locali lavorano per trarre il meglio dal meglio che la natura offre.
ZINGARO, UN PARADISO TERRESTRE - La palma nana, presente quasi ovunque lungo i suoi sentieri, ne è il simbolo. Ma la varietà di vegetazione è veramente notevole, così come quella faunistica, in questo gioiello di Sicilia che è la Riserva naturale orientata dello Zingaro, ampia 1.650 ettari. La sua istituzione risale al 1981: la legge regionale 98/81 ne sancì la nascita ufficiale. Nessun veicolo a motore ha mai avuto speranza di attraversare quest’area. Lo Zingaro rappresenta un’eccezione, infatti, rispetto al resto dei litorali siciliani, la maggior parte dei quali è costeggiata da strade: tra il 1980 e il 1981, diverse associazioni naturalistiche, per mezzo di una veemente protesta a suon di articoli di stampa, manifestarono contro la costruzione di una strada già iniziata nel 1976 e che doveva collegare Scopello a San Vito Lo Capo. E così, dal 1980, l’Azienda regionale Foreste demaniali della Regione s’impegnò ad espropriare l’area e ad istituire, con la già citata legge, quella che è la prima riserva in Sicilia affidata in gestione all’Azienda regionale Foreste demaniali. La riserva ricade in gran parte nel territorio di San Vito, ma è facilmente raggiungibile da Castellammare (al cui Comune appartiene una fetta minore). All’interno della riserva è possibile visitare il Museo Naturalistico, il Museo delle Attività marinare, il Museo della Civiltà contadina, dove è riprodotto il ciclo completo del grano, il Centro di Educazione ambientale, due aree attrezzate e dei caseggiati rurali adibiti al bivacco, il Centro di Educazione ed Interpretazione ambientale “Terra Magica”, realizzato per fini didattico-scientifici e di fruizione della riserva stessa. Da una decina d’anni, l’Ente Gestore della Riserva, al fine di attivare nuove forme di educazione ambientale all’interno della Riserva dello Zingaro, porta avanti un rapporto di collaborazione con il Ramo Italiano dell’Istituto per l’Educazione alla Terra: un’organizzazione senza fini di lucro, formata da una rete internazionale di volontari che vi aderiscono come persona singola o come gruppo. In questo momento esistono sezioni operative in Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Germania, Spagna, Grecia, Finlandia e Italia.
SCOPELLO, UN TUFFO E POI... "PANI CUNZATU" - Un bagno ristoratore, dopo essere scesi lungo il sentiero che tra zagare e profumi mediterranei conduce alla tonnara. Un bagno nella natura e nella storia, tuffandosi tra le acque incorniciate dai faraglioni. Poi, magari, si risale verso il baglio dove ci si può rifocillare con un buon pranzo a base di “pani cunzatu” o altre specialità a base di tonno, accompagnato da un bicchierino di vino fresco, seguito da una granita e quant’altro su suggerimento dei vari punti di ristoro lì presenti. Tutto questo è possibile tra le meraviglie di Scopello, perla dell’intero golfo castellammarese. Scopello è il piccolo borgo, sviluppatosi verso la fine del settecento attorno al baglio, dove ancor prima si trovava un casale arabo. Ed è, soprattutto, l’antica tonnara (citata in documenti del 1200 e attiva fino a qualche anno fa), con il relativo baglio, gli edifici e i magazzini. Si presume che il nome sia derivazione greca ("scopelos": scoglio), latina ("scopellum": scoglio) e araba ("iscubul iactus": scoglio alto). La zona fu abitata già sin dalla preistoria (nelle grotte dell'entroterra sono stati trovati dei reperti che documentano la presenza umana a partire dal Paleolitico). Per il suo mare molto pescoso, soprattutto di tonni, i greci la chiamarono "Cetaria", cioè "terra dei tonni". Poi gli arabi vi costruirono un casale abitato da pescatori e pastori e, nel 1235, Federico II di Svevia, dopo averlo annesso con tutto il feudo alla città di Monte San Giuliano (oggi Erice), ne concesse la proprietà a dei coloni piacentini: questi ultimi, scoraggiati dalle continue incursioni dei pirati, presto lo abbandonarono. La baia di Scopello, in quel periodo, era infatti utilizzata dai pirati come base per le loro scorrerie, essendo i faraglioni una specie di “muraglia” che rendeva le navi invisibili dal largo. Del resto, per molto tempo, le torri di Scopello hanno fatto parte di un sistema di comunicazione militare esteso a tutta la Sicilia. Quella più antica, probabilmente araba, è sul faraglione un tempo collegato alla terraferma. La torre Doria (dal nome del nobile spagnolo che la fece costruire sul terrazzo che si affaccia a strapiombo sulla baia) risale al secolo XVII, mentre la torre Bennistra, è quella costruita nel secolo XV secolo su un cocuzzolo a sud del baglio, in posizione dominante sull’intero golfo di Castellammare. La tonnara è oggi un vero e proprio “museo del mare”.
INICI, ECCO LE GROTTE DELLE MERAVIGLIE - Dentro la montagna di Castellammare c’è un mondo da molti sconosciuto. Potrebbe sembrare un mondo fantastico. Invece è reale. Modellato dalla natura, all’interno di grotte da essa stessa create e in cui i nostri lontanissimi antenati, quelli vissuti nella preistoria, hanno lasciato testimonianze destinate ad essere scoperte e trasferite oggi nei locali della Soprintendenza ai Beni archelogici, culturali e ambientali di Trapani. Per ammirare questo mondo fatto di stalagmiti e stalattiti, e anche di laghi in inverno, bisogna farne, di strada. Per raggiungere il paradiso castellammarese degli speleologi, per entrare nell’Abisso dei Cocci, nella Grotta del Cavallo (detta anche dell’Eremita), occorre soprattutto l’attrezzatura adatta. Per saperne di più, abbiamo parlato con Giuseppe Iracani, Vito Di Stefano e Salvatore Giallo del Cai (Centro Alpino Italiano) di Castellammare. “Le grotte – spiega Iracani, nel ruolo di guida per il perfezionamento tecnico - sono gestite dal Cai di Palermo, di cui il Cai di Castellammare aspira a diventare sottosezione. In pratica, abbiamo in gestione queste grotte, che la Soprintendenza di Palermo ci ha concesso”. Di reperti archeologici, ne sono stati trovati parecchi, al loro interno: “Cocci di vasi – afferma Iracani – che adesso sono custoditi alla Soprintendenza di Trapani”. Le grotte sono raggiungibili a partire dalla strada della Vaccheria, in direzione dele Terme Segestane, attraverso un sentiero naturale da percorrere a piedi per almeno mezz’ora. Il Cai organizza escursioni guidate con cadenza settimanale: “Quasi ogni domenica – riferisce Vito Di Stefano, istruttore del Cai e responsabile di queste grotte – per gruppi di dieci persone per volta. Chiunque può partecipare alla gita, purché sia in grado di affrontarla (non è una semplice passeggiata), armandosi di scarpe da trekking, abbigliamento comodo e casco. Ai partecipanti chiediamo anche piccoli contributi spese: dobbiamo pur mantenerci, per dare continuità a queste attività, che si svolgono tutto l’anno”.
LA GROTTA DI SANTA MARGHERITA - Si tratta di un'ampia grotta su una parete a strapiombo a 15 metri sul livello del mare. Vi si scorgono diverse pitture databili tra il XIII e il XIV secolo: una Madonna con Bambino, affiancata da un santo e da un altro pannello a destra, contenente un personaggio non identificato, e in fondo un grande pesce ed una santa circondata da angeli, infine sul lato opposto, a sinistra dell'ingresso, una Crocifissione e altre figure. Nei pressi della grotta sono state rinvenute tracce di un impianto per la lavorazione del pesce e la produzione del garum, una salsa di pesce che gli antichi romani utilizzavano come condimento per i loro pasti.
TERME DI SEGESTA, UN BAGNO CALDO PER RITEMPRARSI - Le acque di Segesta erano già conosciute dai Greci, dai Romani e dagli Arabi: lo dimostrano i reperti archeologici rinvenuti nella zona. Le Terme, che si trovano in territorio di Castellammare (in antichità il paese fu l’antico porto segestano), per gran parte dell’anno sono meta di gente: due sono gli stabilimenti termali, Terme Segestane e Terme Gorga. L’acqua salso-sulfurea che sgorga dalle sorgenti alla temperatura di circa 50 gradi, viene utilizzata per bagni, fanghi, antroterapia, inalazioni, insufflazioni per curare malattie artroreumatiche, respiratorie, cutanee e del ricambio. Alle Terme si recano anche turisti: il sito archeologico di Segesta è a pochi chilometri di distanza, Alcamo e Castellammare altrettanto. Nei limiti di uno sviluppo ecocompatibile, immense sono le possibilità di trarre beneficio dalle risorse naturali (tra mare, campagne e montagne) di cui dispone il territorio castellammarese. Le Terme sono una di queste tante risorse.
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Inviatemi, se volete, le vostre segnalazioni e proposte per un confronto costruttivo con gli enti locali, per accelerare lo sviluppo turistico e quindi economico a Castellammare del Golfo e nella vicina Alcamo Marina.
Massimo Provenza

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Benvenuti a bordo del mio blog. Qui trovate alcune mie riflessioni, immagini, appunti e spunti su cui potete intervenire in qualsiasi momento esprimendo il vostro parere o le vostre critiche costruttive. Sono un giornalista professionista. Scrivo per il Giornale di Sicilia, in qualità di corrispondente dalla zona di Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi Segesta, spaziando dalla cronaca allo sport e alle foto. Laureato in Scienze della Comunicazione (indirizzo Giornalismo), sono iscritto all'Albo dei giornalisti professionisti dal 2006. Mi piacerebbe scambiare opinioni con chi visita questo blog, fare nuove conoscenze e intraprendere collaborazioni anche con altre realtà che operano nel mondo dell'informazione, purché sia autorevole e non strumentalizzata. Chi vuole può contattarmi su Facebook o telefonarmi al 3355735207 (ma non rispondo agli anonimi o cosiddetti "numeri privati") oppure inviarmi un messaggio al mio indirizzo di posta elettronica: massimoprovenza@email.it

cenni sulle mie esperienze giornalistiche

Il mio primo articolo su un giornale apparve il 13 dicembre 1997: rubrica Cronaca in classe, Giornale di Sicilia, argomento la riqualificazione di una villa pubblica in piazza Pittore Renda ad Alcamo. Il 29 ottobre 1998 mi telefonarono dalla segreteria dell'Università degli Studi di Palermo per comunicarmi di essermi classificato 33esimo (150 i posti disponibili) nella prova di selezione tra gli oltre mille aspiranti all'iscrizione al corso di laurea in Scienze della comunicazione. Nel frattempo, diversi articoli sul mensile alcamese Il Bonifato e poi qualcuno sul Segestano. Dal 2002 la mia attività di praticantato giornalistico. Dall'ottobre 2005 faccio il corrispondente da Alcamo per il Giornale di Sicilia, sul quale del resto avevo già in precedenza pubblicato alcuni brevi articoli. E' infatti a partire da quel periodo che, dopo essermi laureato nel luglio 2005, mi è stato richiesto di fare le cronache delle partite di calcio dell'Alcamo. Intanto il 20 luglio di quell'anno avevo conseguito il titolo accademico in Scienze della comunicazione, dopo aver completato il tirocinio per l'abilitazione professionale. Un paio di mesi dedicati a prepararmi per l'esame di abilitazione professionale, riflettendo anche sulla possibilità di dare un seguito alla collaborazione avviata durante gli stage nei mesi precedenti a Palermo con l'Ansa, Tgs e il quotidiano La Sicilia, senza trascurare quella di collaborare per la cronaca della provincia di Trapani. Poi una chiamata dalla redazione trapanese del Giornale di Sicilia per mettermi in prova come corrispondente per il calcio. Una delle mie passioni. Non potevo rinunciare. Intanto, il 31 ottobre 2005 ho sostenuto a Roma l'esame scritto (con macchina da scrivere, obbligatoria...) per diventare giornalista professionista, poi la prova orale il 23 febbraio 2006 ricevendo dalla commissione nazionale lusinghieri riconoscimenti per i miei elaborati del 31 ottobre, valutati tra i migliori su un migliaio di partecipanti.
Cliccando qui trovate i miei articoli e servizi per Ateneonline, la testata giornalistica dell'Università di Palermo, realizzati tra il novembre 2002 e l'ottobre 2004. Ho anche collaborato per il mensile Regione Mediterranea, pubblicando alcune inchieste. Il mio primo stage bimestrale l'ho svolto alla redazione palermitana de La Sicilia, con una ventina di articoli firmati. Poi, altri due mesi alla redazione televisiva di Tgs. E, infine, all'Ansa con diversi lanci di agenzia. Esperienze, insomma, molto formative sul piano professionale. Come corrispondente da Alcamo per il Giornale di Sicilia finora ho avuto la possibilità di cimentarmi su vari argomenti, dallo sport alla cronaca bianca e nera, e su cui ho pubblicato migliaia di pezzi principalmente su Alcamo, Castellammare del Golfo, Calatafimi Segesta. Collaboro all'occorrenza anche con l'agenzia di stampa ItaliaMedia. Dal 2007 collaboro anche con la Publikompass per la stesura di testi redazionali da pubblicare sul Giornale di Sicilia. Nel marzo 2009 ho iniziato a pubblicare su un canale You Tube alcune mie interviste filmate, nella prospettiva di inserirle in un nuovo webmagazine che è in fase di progettazione e che sarà da me diretto. Dall'ottobre 2009, proprio a tal proposito, è attivo AlcaMondoBlog, un esperimento di giornalismo partecipativo.

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