Esiste realmente un rapporto conflittuale tra internet e chi fa giornalismo per professione? Può sembrare una domanda cervellotica, soprattutto se viene posta dal sottoscritto, che oltre a collaborare ogni giorno con la redazione di un giornale quotidiano, è l'autore di questo blog e naviga spesso in rete. Il fatto è che mi sono imbattuto in un articolo su
http://www.newsitaliapress.it/, intitolato "Il giornalismo italiano incontra quello statunitense - Internet non significa la fine del giornalismo" e relativo alla presentazione del portale web
http://www.i-italy.org/ di informazione italo-americana ispirato al modello del citizen journalism, ovvero del giornalismo partecipativo (detto anche "open source"). Nella parte conclusiva del pezzo si affronta un tema cruciale che è quello della "
perplessità legata al mondo dell’informazione on-line e al nuovo sistema di fare giornalismo"
. Oggi, infatti, si parla tanto e anche troppo di questa osannata e presunta democraticità dell'informazione online. Perché presunta? Ecco, ciò che penso io è facilmente spiegato: "
Questa ‘democraticità' dell’informazione, sul modello del citizen journalism - prosegue l'articolo -
non rischia forse di trasformarsi in una perdita di qualità e di mancanza di garanzie per il fruitore? A questa domanda ha risposto il professor Alberto Marinelli, docente di Teoria e tecniche dei nuovi media, il quale ha spiegato che “Internet amplifica senza dubbio la possibilità per chiunque, anche coloro che non hanno le necessarie competenze, di esprimersi, ma poi è il brand che certifica o meno il valore dell’informazione e questo a prescindere dal mezzo attraverso cui viene fornita. Chi pensasse che ciò significa la fine del giornalismo – ha concluso Marinelli – cadrebbe in un grave errore. E’ proprio l’intermediazione di un operatore professionista, invece, che può garantire la qualità. Ovviamente il lavoro del giornalista si è modificato, così come è mutato quando è nata la televisione, ma parlare di scomparsa o di sostituzione è a mio avviso errato ed infatti ciò non è ancora accaduto”".
In ogni caso, io non smetto di difendere l'autorevolezza della carta stampata (carta riciclata, possibilmente, al servizio dell'intelligenza di chi legge e, comunque, quella per cui lavoro), così come il rispetto della deontologia della professione giornalistica. Insomma, se tante critiche vengono rivolte nei confronti dei giornali ma anche dei telegiornali e radiogiornali, permettetemi di dire che l'informazione online non sempre è oro colato o frutto di un lavoro originale, di cui la democrazia possa arricchirsi degnamente. Anzi. Altro discorso è invece sfruttare al meglio le opportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione per fare giornalismo sano e gratificante. L'ideale è attingere informazioni da tutti gli strumenti di cui si dispone: giornali cartacei, libri, televisione, radio, internet sono tra questi. E' molto più democratico un confronto tra i rispettivi contenuti, senza fermarsi a ciò che viene proposto soltanto dal mondo web. Almeno finché il web non avrà assorbito tutti gli altri mezzi di comunicazione e pubblicitari tradizionali.
Massimo Provenza
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