
La piazza principale di Alcamo, piazza Ciullo dove si trova il Municipio per intenderci, ha un nome sbagliato? Chissà. Mi è capitato di leggere la Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Sicilia, libro scritto di recente dall'illustre storico catanese Santi Correnti. In questo volume, infatti, nella sezione dedicata ai "Misteri e meraviglie della Sicilia comune per comune", relativamente alla provincia di Trapani, Correnti ci fornisce un quadro di alcune curiosità che riguardano Alcamo. A seguito di una lunga attività di ricerca, lo storico riferisce infatti che "il nome Alcamo deriva dall'arabo Alcamah, che indicava una sorta di cocomero (velenosissimo, e perciò non più coltivato)" e che "Alcamo è uno dei tre più importanti centri siciliani per il commercio del vino, assieme a Riposto (Catania) e a Vittoria (Ragusa)".L'analisi prosegue con un riferimento all'epoca risorgimentale. Scrive infatti Correnti che "il barone Giuseppe Triolo di Sant'Anna, alcamese (1816-87), nel 1860, a proprie spese, organizzò le prime squadre di Picciotti, che aiutarono potentemente i "Mille" di Garibaldi, arrivando al numero di circa diecimila. Il duce dei Mille passò da Alcamo il 17 maggio 1860, e in qualità di "Dittatore della Sicilia" (...) vi nominò il siciliano Francesco Crispi 'Segretario di Stato per la Sicilia'".Facciamo un salto in avanti di qualche riga. "E' di Alcamo - prosegue l'autore - la coraggiosa donna Franca Viola, che il 26 dicembre 1965, sebbene "rapita" da un suo focoso pretendente, che era nipote di un potente boss mafioso della zona, non solo rifiutò le nozze "riparatrici", ma denunziò il suo rapitore, e lo fece condannare a undici anni di carcere; e rimase tranquillamente ad Alcamo, malgrado molti le profetassero una montagna di guai; e a suo tempo sposò un bravo giovane, e divenne sposa e madre felice". Correnti cita anche l'agronomo alcamese Girolamo Caruso (1842-1923), il quale "insegnò a lungo Agronomia nell'Università di Pisa, scrisse 130 opere scientifiche, e diresse per quarant'anni la rivista L'agricoltura italiana". Ma c'è - ed ecco che mi ricollego al discorso su Piazza Ciullo - un dato particolarmente curioso che emerge dalle due pagine che l'autore Correnti dedica ad Alcamo in questa sua opera. Si tratta del poeta Cielo d'Alcamo. "Si chiamava proprio così - sottolinea lo storico - e non "Cielo Dal Camo" come vorrebbe qualcuno, per farlo diventare un poeta veneto! E si chiamava Michele, il cui diminuitivo è Cielo (e non Vincenzo, il cui diminuitivo è Ciullo); ma ancora sono in molti a chiamarlo così: e la piazza principale di Alcamo, incredibile ma vero, è intitolata a Ciullo d'Alcamo!".Di sicuro, qualche alcamese ha già letto questo libro di Santi Correnti. Ma sarà proprio così assodato ciò che egli afferma in merito al poeta e quindi al nome della piazza? Se qualcuno ne sa qualcosa in più, ben venga il suo intervento per mezzo di questo blog.
Massimo Provenza
io cambierei il nome alla piazza. troppi dubbi su cielo d'alcamo. ma è veramente alcamese??? propongo un referendum popolare per dare un nome alla piazza.
RispondiEliminaIo suggerirei di leggere il pamphlet dedicato al contrasto "Rosa fresca aulentissima" pubblicato a cura dell'Amministrazione Comunale nel 1978 e in una seconda versione nel 1988.Se ne ricavano informazioni soddisfacenti, anche se non assolutamente valide dal punto di vista storico.A proposito,questa mattina al Centro conferenze "MARCONI" si parlerà di Cielo o Ciullo come sia, ma sicuramente autore del contrasto,perchè lo cita Dante nel "De vulgari eloquentia".
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