Un anno fa, in occasione della campagna elettorale per le amministrative comunali, ti domandavano ad alta voce, in tono tanto “fraterno” quanto sospetto: “Come stai?”. Ed ecco invece che appena un mese fa ti ignoravano o facevano finta di non conoscerti, quando ti incontravano per strada o a una conferenza. Si voltavano dall’altra parte. Magari aspettavano che fossi tu a fare il primo passo per “inchinarti” e porgere loro i tuoi ossequi. Oggi si avvicinano di nuovo a te, e si ripete quello che sembra un dèjà vu, ma non lo è: la ripetizione dello spettacolo con protagonisti sempre più politicanti e sempre meno politici.
Li trovi dal barbiere, al bar, al supermercato, in piazza attorniati da uno stuolo di corteggiatori e di corteggiatrici. “Mi serve una mano d’aiuto”, dice uno di loro rivolgendosi a te. E tu nel frattempo, se credi in lui, gli rispondi prontamente con un “Ma certo. Lo sai che ti ho sempre stimato” o qualcosa di questo genere. Non è escluso che nel frattempo tu stia pensando con amarezza: “Tanto non mi rimane altro da fare se non votare per lui, che è il male minore”. Oppure, se la tua scelta è indirizzata in altre direzioni, elabori in poche frazioni di secondo la seguente riflessione: “Vuole il voto. Se gli dico che non glielo do, si offende. Ma posso anche rispondergli con un diplomatico “So già per chi votare”.
Oppure posso rispondergli: “Vuoi una mano di aiuto? Ma non dovresti essere tu ad aiutare i tuoi concittadini a rendere migliore la vita in questa società? Non dovresti essere tu, con i fatti e non con le chiacchiere inutili, ad alimentare la speranza nei giovani non facendoli sentire ricattati, illusi in cambio di un voto? Non dovresti essere tu ad insegnare loro a muoversi con le proprie gambe, ad essere autonomi e allo stesso tempo usare l’intelligenza per costruire una realtà concreta in continuo sviluppo culturale, materiale e sostenibile?”.
C’è anche il cittadino, disilluso e nauseato, che non va a votare. Voi che fate? E come rispondete al candidato che si avvicina a voi per chiedervi il voto?
Massimo Provenza
Penso che sia stato tralasciato un fattore rilevante,metà dei cittadini alcamesi lavorano in cooperative,anche come secondo lavoro,o in appoggio al lavoro del coniuge,xchè vorrei vedere come si potrebbe tirare avanti con uno stipendio da cooperativa,e anche se il malcontento è palese,daranno i voti assicurati al politico che siè prestato nel farli lavorare e poco importa se non sarà quello giusto.
RispondiElimina