martedì 3 giugno 2008

Discutendo di mafia

"Oggi la mafia non è più coppola e lupara. La mafia è immersa negli affari, nel potere, nelle istituzioni. Talvolta si presenta con un volto insospettabile". Esprimeva questo lucido concetto, l'altra sera Lirio Abbate, il collega dell'Ansa nonché collaboratore de La Stampa di Torino, nel corso di un incontro ad Alcamo per presentare "I complici", il suo libro scritto a quattro mani con Peter Gomez. Lirio Abbate è stato minacciato più volte e vive scortato dalla polizia. E' stato l'unico giornalista ad assistere alla cattura di Bernardo Provenzano nel 2006 e a riportarne tutti i particolari svelando poi gli intrecci del criminale corleonese con la politica. Lo scorso mese di settembre a Palermo, gli agenti hanno sventato un attentato preparato davanti alla sua abitazione. Il boss Leoluca Bagarella, nel corso dell'udienza di un processo in cui era imputato, gli ha poi lanciato nel mese di ottobre un proclama intimidatorio per alcune notizie riportate sull'Ansa.
Personalmente, ho avuto modo di conoscere per la prima volta Lirio Abbate e altri ottimi giornalisti quali Franco Nuccio, Lara Sirignano, Ruggero Farkas, Sandra Rizza, Peppino Lo Bianco tanto per citarne alcuni, quando lavorai nella redazione dell'Ansa di Palermo per due mesi di stage, all'inizio del 2004, seguendo ogni giorno avvenimenti vari di cronaca cittadina. Ma questo è un altro discorso.
Ciò che intendo sottolineare è che se prima la criminalità organizzata, alimentandosi grazie alla paura al silenzio degli onesti cittadini, passava all'attacco sparando, piazzando bombe e facendole esplodere, oggi ha molto meno bisogno di ricorrere a mezzi rudimentali, plateali e rumorosi per farsi sentire. Di certo, l'attentato a Lirio Abbate è stata la dimostrazione che non del tutto è cambiata la strategia comunicativa che la mafia adotta per imporsi. E del resto, gli attentati intimidatori si susseguono, imprenditori vengono minacciati e spesso anche uccisi. Lo stesso vale per quegli operatori dell'informazione che con audacia si spingono molto in là per scoprire e denunciare le collusioni tra la politica e il malaffare, tra le istituzioni e i cosiddetti sistemi deviati. Insomma, i giornali riportano tutt'oggi queste notizie, in Italia più che altrove. Anche se qualcosa è cambiato rispetto a ciò che si verificava fino alle stragi del 1992 e '93.
Ad ogni modo, la mafia non è un fenomeno esclusivamente siciliano e italiano. O meglio, assume diverse vesti nei vari contesti sociali, economici, politici e geografici in cui agisce, ma non varia, grosso modo, la sua sostanza: sia che si chiami mafia o stidda o 'ndrangheta o sacra corona unita o camorra o mafia russa o del Brenta o cinese o giapponese o colombiana o italo-americana eccetera. Il traffico di droga, di armi, l'estorsione e lo strozzinaggio, compreso quello legalizzato, occupano la leadership nell'ampia gamma dei modi in cui il sistema mafia si sostenta, creando vertiginosi squilibri sociali, forme di prevaricazione insostenibili e di violenza morale se non fisica. La mafia s'infila negli Uffici tecnici, negli ospedali, nelle aziende, negli appalti, nel mondo della formazione, nello sport, nei Palazzi del Comune, della Provincia, della Regione, dello Stato. Con il risultato che la società è come un pentolone sempre più ribollente e pronto a scoppiare? Chissà. La società è sonnolenta, per dirla con Lirio Abbate. E c'è molta teatralità in giro. Parlavamo proprio di questo, l'altra sera. Nel senso che in molti, da qualche tempo, sono sempre pronti a sfilare per la legalità. Come se ciò fosse diventato una moda. Ma quanti, davvero, ci credono e la mettono in pratica, la legalità?
Tutti pretendono tutto da noi giornalisti. Il substrato sociale su cui lavoriamo, però, è tutt'altro che un terreno fertile per lo sviluppo di una cultura più umana e di una vita più dignitosa per tutti.
Massimo Provenza

1 commento:

  1. La mafia è stata alleata fedele sempre del potere ( laico e ecclesiastico ), solo che adesso si è infiltrata nelle banche , nella burocrazia, in tutte le amministrazioni centrali e periferiche , nella politica ad opera dei mestieranti della politica … Il fatto che esistano tante mafie all’interno dello stato italiano e anche in altre nazioni ( Russia Cina…) non ci consola né attenua la gravità della nostra mafia ( nel senso di mal comune mezzo gaudio ), anzi rende il fenomeno mafia più difficile da combattere. perchè tutte le mafie sono spesso collegate tra di loro.
    Quello che deve cambiare è la cultura cercando di estirpare fin dalle radici la mentalità mafiosa che tutti noi apprendiamo fin dalla più tenera età senza saperlo cercando.
    Poi crescendo spesso non distinguiamo più se un comportamento è illegale o mafioso, ci abituiamo e, quando vediamo ingiustizia palese non sappiamo cosa fare e vogliamo che ci sia qualcuno che ci dica cosa fare o meglio che compia il miracolo e che dall’oggi al domani la mafia sia, come d’incanto, sparita….E l’assurdo nella nostra società è che chi vuole fare il proprio dovere deve diventare un eroe ; chi reclama i propri diritti è un rompiscatole ; chi vuole osservare la legge è uno stupido; chi paga le tasse è un perdente…..chi non si fa raccomandare è uno stupido, è “babbu” e così via.
    Le cose cominceranno a cambiare quando inizieremo a pensare che la mafia si può sconfiggere…e che dobbiamo svegliarci dal nostro sonno millenario…..che si può se lo desideriamo, anche se dobbiamo perdere qualche privilegio che abbiamo acquisito; se dobbiamo metterci a fare la fila ed aspettare il nostro turno senza…spazientirci troppo perché tanto non è poi così urgente tanto c’è ancora tempo….che poi non sapremo come impiegare……e così via

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Benvenuti a bordo del mio blog. Qui trovate alcune mie riflessioni, immagini, appunti e spunti su cui potete intervenire in qualsiasi momento esprimendo il vostro parere o le vostre critiche costruttive. Sono un giornalista professionista. Scrivo per il Giornale di Sicilia, in qualità di corrispondente dalla zona di Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi Segesta, spaziando dalla cronaca allo sport e alle foto. Laureato in Scienze della Comunicazione (indirizzo Giornalismo), sono iscritto all'Albo dei giornalisti professionisti dal 2006. Mi piacerebbe scambiare opinioni con chi visita questo blog, fare nuove conoscenze e intraprendere collaborazioni anche con altre realtà che operano nel mondo dell'informazione, purché sia autorevole e non strumentalizzata. Chi vuole può contattarmi su Facebook o telefonarmi al 3355735207 (ma non rispondo agli anonimi o cosiddetti "numeri privati") oppure inviarmi un messaggio al mio indirizzo di posta elettronica: massimoprovenza@email.it

cenni sulle mie esperienze giornalistiche

Il mio primo articolo su un giornale apparve il 13 dicembre 1997: rubrica Cronaca in classe, Giornale di Sicilia, argomento la riqualificazione di una villa pubblica in piazza Pittore Renda ad Alcamo. Il 29 ottobre 1998 mi telefonarono dalla segreteria dell'Università degli Studi di Palermo per comunicarmi di essermi classificato 33esimo (150 i posti disponibili) nella prova di selezione tra gli oltre mille aspiranti all'iscrizione al corso di laurea in Scienze della comunicazione. Nel frattempo, diversi articoli sul mensile alcamese Il Bonifato e poi qualcuno sul Segestano. Dal 2002 la mia attività di praticantato giornalistico. Dall'ottobre 2005 faccio il corrispondente da Alcamo per il Giornale di Sicilia, sul quale del resto avevo già in precedenza pubblicato alcuni brevi articoli. E' infatti a partire da quel periodo che, dopo essermi laureato nel luglio 2005, mi è stato richiesto di fare le cronache delle partite di calcio dell'Alcamo. Intanto il 20 luglio di quell'anno avevo conseguito il titolo accademico in Scienze della comunicazione, dopo aver completato il tirocinio per l'abilitazione professionale. Un paio di mesi dedicati a prepararmi per l'esame di abilitazione professionale, riflettendo anche sulla possibilità di dare un seguito alla collaborazione avviata durante gli stage nei mesi precedenti a Palermo con l'Ansa, Tgs e il quotidiano La Sicilia, senza trascurare quella di collaborare per la cronaca della provincia di Trapani. Poi una chiamata dalla redazione trapanese del Giornale di Sicilia per mettermi in prova come corrispondente per il calcio. Una delle mie passioni. Non potevo rinunciare. Intanto, il 31 ottobre 2005 ho sostenuto a Roma l'esame scritto (con macchina da scrivere, obbligatoria...) per diventare giornalista professionista, poi la prova orale il 23 febbraio 2006 ricevendo dalla commissione nazionale lusinghieri riconoscimenti per i miei elaborati del 31 ottobre, valutati tra i migliori su un migliaio di partecipanti.
Cliccando qui trovate i miei articoli e servizi per Ateneonline, la testata giornalistica dell'Università di Palermo, realizzati tra il novembre 2002 e l'ottobre 2004. Ho anche collaborato per il mensile Regione Mediterranea, pubblicando alcune inchieste. Il mio primo stage bimestrale l'ho svolto alla redazione palermitana de La Sicilia, con una ventina di articoli firmati. Poi, altri due mesi alla redazione televisiva di Tgs. E, infine, all'Ansa con diversi lanci di agenzia. Esperienze, insomma, molto formative sul piano professionale. Come corrispondente da Alcamo per il Giornale di Sicilia finora ho avuto la possibilità di cimentarmi su vari argomenti, dallo sport alla cronaca bianca e nera, e su cui ho pubblicato migliaia di pezzi principalmente su Alcamo, Castellammare del Golfo, Calatafimi Segesta. Collaboro all'occorrenza anche con l'agenzia di stampa ItaliaMedia. Dal 2007 collaboro anche con la Publikompass per la stesura di testi redazionali da pubblicare sul Giornale di Sicilia. Nel marzo 2009 ho iniziato a pubblicare su un canale You Tube alcune mie interviste filmate, nella prospettiva di inserirle in un nuovo webmagazine che è in fase di progettazione e che sarà da me diretto. Dall'ottobre 2009, proprio a tal proposito, è attivo AlcaMondoBlog, un esperimento di giornalismo partecipativo.

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